Nell’ultima giornata del Festival, l’informazione è protagonista dell’incontro che si è tenuto nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia su “La missione e la sfida della cultura e dell’informazione” con gli interventi di padre Bernardo Cervellera Pime, direttore di “Asianews”, di Lorenzo Fazzini, direttore dell’Editrice Missionaria Italiana (EMI), di Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, moderati da don Adriano Bianchi, direttore de “La voce del popolo” di Brescia e presidente della Federazione Italiana Settimanali Cattolici.

Il Vangelo ha bisogno di essere comunicato con linguaggi, modi, strumenti diversi perché arrivi in maniera sempre più ampia e pervasiva a toccare il cuore delle persone e «l’informazione è fondamentale per la missione perché il messaggio possa essere diffuso e comunicato» ha detto don Bianchi introducendo il direttore della EMI.

L’editrice che ha già 40 anni di pubblicazioni alle spalle è impegnata a  divulgare la realtà della missione nell’ambito del mondo dell’editoria, ha spiegato Fazzini «per far conoscere ai lettori quello che fanno i missionari nel mondo, anche e soprattutto nell’epoca del crollo del consumo carta stampata. Basti pensare che negli ultimi anni si sono persi due milioni di lettori e un italiano su due non legge nessun libro in un anno».

Eppure le storie dei missionari e delle missionarie ascoltate in questi giorni a Brescia ribadiscono il grandissimo desiderio di incontrare persone straordinarie, le cui esperienze  insegnano grandi lezioni di vita. <<Ci sono storie straordinarie di missionari che vano raccontate nel modo giusto, – ha detto ancora Fazzini-  non come le gesta dei “Rambo della fede” ma come vite di uomini e donne capaci di trovare ampio spazio anche in testate non appartenenti al mondo cattolico. Il nostro compito è cercare perle preziose che dobbiamo saper valorizzare e far conoscere anche al di fuori di chi è già sensibile ai temi della fede e della missione>>. Un racconto che non deve essere sporadico, legato all’eccezionalità o all’esotismo delle notizie, ma con una attenzione costante alle esperienze dell’ad gentes, ha detto Tarquinio che ha spiegato: <<I missionari fanno notizia quando sono in dissenso o sono vittime di rapimenti e violenze. Le pagine internazionali di “Avvenire” si nutrono di notizie che vengono dal clero in missione e i missionari ci aiutano a vedere con i loro occhi cose che pochi sono capaci di raccontare come loro, perché sono vicini alla gente, fuori dagli slogan>>. Oggi il circo mediatico si nutre di notizie lette sui cellulari, l’informazione marcia al ritmo delle poche parole dei titoli che possono essere sbagliati o deraglianti. Continua Tarquinio: <<la gente legge sempre meno e parla sempre di più. In tema di migrazioni non capiamo più quanto l’Italia sia generativa attraverso i missionari e non sa riconoscere i volti delle persone raggiunti da loro nel Sud del mondo quando li vediamo arrivare a casa nostra. Perché se è così difficile capre le bellezza di chi fa servizio a Cristo, davvero dobbiamo chiedere  ai missionari di darci ancora del loro cuore perché a  cultura italiana riconosca la sa identità cristiana. La missione è la massima attualità del nostro tempo, anche nella nostra Europa che rappresenta soltanto un sesto della cattolicità nel mondo>>.

Padre Bernardo Cervellera, spiega che Asianews  si differenzia da tante altre Agenzie perché ha corrispondenti nei Paesi di cui da informazioni.<<Diamo notizie attraverso i testimoni. Il problema è che le poche grandi Agenzie attive nel mondo producono notizie che vengono  riprese da tutti. Noi cerchiamo i testimoni: questo ci da uno spazio nel piccolo cerchio delle grandi agenzie e ci permette di evidenziare un evento particolare che magari è stato trascurato da altri. Serviamo la verità, non abbiamo padroni. La verità costa cara, ma proprio perché andiamo spesso contro corrente,  facciamo un informazione che viene molto apprezzata. Cerchiamo di dare spazio a tutto ciò che succede nei vari paesi dell’Asia, di qualunque cultura siano, perché noi vogliamo sempre mettere in primo piano la persona. Ci sono grandi epopee di solidarietà nascosta nei fatti della quotidianità>>. L’ informazione “liquida” ci viene addosso come una cascata e  scivola via, perché ci manca la ricerca di senso, la realtà delle storie e dei fatti. Le storie che vengono dalla missione offrono non solo occasione per commuoversi di ciò che accade altrove, ma sono occasione per comprendere il senso che è alla radice di certi eventi. Padre Cervellera ha portato l’esempio dell’etnia in maggioranza cristiana dei Kayan  perseguitati in Myanmar come i Rohingya. <<L’informazione deformata di oggi non indaga sui perché delle persecuzioni nei confronti delle minoranze che spesso nascondono grandi movimenti geopolitici e interessi economici di enorme entità>>. <<Ma questo festival è stata una occasione  per promuovere l’editoria e la cultura missionaria?>>si è chiesto don Bianchi. <<Gli eventi di piazza, i passanti che si sono fermati a sfogliare i nostri libri- ha detto Fazzini – sono un riscontro positivo. Il riscontro è stato positivo, perché abbiamo attirato l’attenzione della gente sulle molte vite della missione in cui tanti possono trovare nuovi spunti per la lettura del quotidiano e della complessità del nostro tempo>>.