Don Valerio Bersano, segretario nazionale di Missio Adulti&Famiglie, Missio Consacrati e Missio Ragazzi, ogni mese commenta l’intenzione di preghiera proposta da papa Francesco tramite l’Apostolato della Preghiera, Opera e Fondazione pontificia. La riflessione di don Bersano viene pubblicata in una pagina ad hoc sul mensile “Popoli e Missione”. Volentieri la riportiamo anche qui.

«Preghiamo perché le famiglie divise possano trovare nel perdono la guarigione delle loro ferite, riscoprendo anche nelle loro differenze la ricchezza reciproca».

Quando la comunità cristiana è davvero tale, la vita dei singoli assume lo stile degli apostoli: attenti a riconoscere il Signore Risorto e pronti a rendere ragione della Speranza seminata nei cuori di tutti! La realtà delle famiglie divise non è una anomalia nella comunità cristiana, bensì quanto spesso accade nel cuore e nelle vite di tante nostre famiglie. Appare un “segno evangelico” la capacità di far spazio all’altro, dimostrando maturità umana e fede adulta, professata non solo con le labbra, la domenica, ma attraverso la “prossimità” verso tutti, soprattutto verso quei fratelli feriti, che vivono una crisi propria o di altri familiari. Bisogna certamente pregare perché avvertano fiducia nella comunità, che non li vuole giudicare, che non esclude nessuno, perché siamo tutti accolti dal Padre, ma che si metterà a disposizione. Sappiamo che la guarigione del perdono è spesso un percorso lungo, ma la Chiesa, cioè l’intera comunità cristiana, è tale se è a servizio di chi fa più fatica. Quando l’amore nella coppia finisce, quando una famiglia entra in crisi e tutto sa di fallimento, la comunità cristiana cosa può fare, come può essere presente? Lo stile di Gesù, nell’incontrare le persone (persone, non problemi!), profuma di ascolto, di vicinanza e di accoglienza, non certo di giudizio e condanna. Guardiamo alle persone, a questa donna, a questo uomo, che chiede ascolto, che fatica, che vive l’umiliazione per una realtà che prima, forse, era la parte più preziosa della sua vita! Le persone che vivono situazioni di separazione, divorzio, nuova unione, non attendono miracoli dalla Chiesa, ma vicinanza e ascolto. Il direttorio di pastorale familiare, pubblicato oltre 30 anni fa, spiega chiaramente che il più grande sacramento è il Battesimo, che ci rende Figli di Dio e fratelli tra noi. Più che dibattiti con le persone separate e divorziate sulla loro ammissione o esclusione ai sacramenti (più pesante del digiuno eucaristico è la solitudine nella quale si trovano), serve attenzione e cura da parte della comunità. Nella conversione che la Quaresima propone, a maggior ragione nel Giubileo, l’amore fraterno deve esprimersi totalmente e debbono venir meno le “separazioni” che creiamo quando alimentiamo in noi il giudizio. «Misericordia io voglio e non sacrifici» grida Dio attraverso il profeta Osea (6,6) e ripete in Gesù! Questa premura a produrre frutti di misericordia possa accompagnare la vita di tutti, perché anche nelle differenze ognuno scopra la ricchezza dell’altro, nell’esperienza più preziosa che è la fraternità.