Don Valerio Bersano, segretario nazionale di Missio Adulti&Famiglie, Missio Consacrati e Missio Ragazzi, ogni mese commenta l’intenzione di preghiera proposta da papa Francesco tramite l’Apostolato della Preghiera, Opera e Fondazione pontificia. La riflessione di don Bersano viene pubblicata in una pagina ad hoc sul mensile “Popoli e Missione”. Volentieri la riportiamo anche qui.

«Preghiamo perché i migranti, i rifugiati e le persone colpite dalla guerra vedano sempre rispettato il proprio diritto all’educazione, necessaria per costruire un mondo migliore».

Il mese di gennaio, che si apre con la Giornata mondiale di preghiera per la pace, è occasione per ricordarci che siamo chiamati tutti ad adoperarci per far crescere la pace e a prenderci a cuore le persone colpite dalla guerra ed in fuga, presenti anche nel nostro Paese. Secondo l’annuale rapporto dell’Unhcr (Agenzia ONU per i rifugiati), si è riscontrato che il numero di persone costrette alla fuga a causa di guerre, persecuzioni, violenza e violazioni dei diritti umani è salito al livello record di 120 milioni, il doppio di appena 10 anni fa, ed è un dato ancora in crescita. In Sudan – ad esempio – il conflitto ha spinto 110 milioni di persone a fuggire, mentre le conseguenze della guerra in Ucraina ha creato almeno 5,7 milioni di rifugiati in poche settimane, il più rapido esodo di rifugiati al mondo dalla Seconda guerra mondiale.

Nonostante gli sforzi delle agenzie internazionali, i fondi disponibili per far fronte alle molte crisi di rifugiati in corso sono molto inferiori alle necessità e rimangono a tutt’oggi insufficienti. «I rifugiati desiderano opportunità, non assistenza» ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.

In tutto questo, come sempre, chi paga il prezzo più alto sono i bambini, sradicati e senza prospettive, troppo spesso soli al mondo. È importante che venga sempre riconosciuto il loro diritto all’educazione, nonostante l’Unesco, già nel 1960, si sia impegnato ad istituire una collaborazione fra nazioni per «attuare gradualmente l’ideale della possibilità di un’educazione eguale per tutti, senza distinzione di razza, di sesso o di condizioni economiche e sociali»: un impegno ancora molto lontano dalla sua realizzazione poiché quasi la metà dei bambini rifugiati non ha accesso alla scuola primaria. Per un bambino rifugiato l’istruzione rappresenta una forma di protezione che letteralmente salva la loro vita, una risorsa indispensabile per crescere e sviluppare in pieno le proprie potenzialità, ma soprattutto contribuisce a costruire un futuro di pace. Che l’educazione e la difesa dei più piccoli possa ritrovare speranza ed essi siano al centro della politica buona e vera, quella che si adopera per i più fragili e vulnerabili, offrendo a tutti autentiche opportunità di sviluppo per la pace.