Sono tanti i personaggi nella storia che hanno testimoniato passione per qualcuno o qualcosa: il primo che balza alla mente è sicuramente Gesù di Nazareth che ha poco bisogno di essere presentato. Ma anche Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppe Diana che tutti conosciamo.
E ancora Marielle Franco, attivista brasiliana uccisa per il suo impegno a difesa dei diritti del mondo Lgbt, Berta Càceres, uccisa per il suo lavoro in difesa della terra e dei diritti della comunità nativa in Honduras.
Testimoniare passione non significa solo dare la vita, essere coerenti fino alla fine, ma anche impegnarsi a favore dei diritti umani, a favore della sconfitta delle disuguaglianze, ciascuno nel suo ambiente, ciascuno con il suo piccolo esempio.

SALVADOR DALÌ, IL CRISTO DI SAN JUAN DE LA CRUZ
1951, olio su tela, 205×116 cm, Kelvingrove Art Gallery and Museum, Glasgow

Attraverso quest’opera ricca di simboli, Dalì vuole riportare in immagine il mistero della passione di Cristo che si offre per libera scelta d’amore. Sullo sfondo rappresenta il paesaggio di Port Lligat che allo stesso tempo diventa simbolo del mare di Galilea. Le due barche ormeggiate in primo piano richiamano alla mente la chiamata dei primi discepoli e la vocazione di ognuno a seguire il suo esempio, donando la propria vita per amore. Dalì raffigura il suo profilo sulla cresta delle montagne, rivolto verso il crocifisso, esprimendo il suo desiderio di mettersi alla sequela del maestro. Il blu delle acque limpide e del cielo è un contrasto con il nero della parte superiore del cielo. Il buio rimanda alle tenebre che coprirono Gerusalemme nel momento delle morte di Cristo e contemporaneamente al buio prima della creazione, come racconta Genesi, esprimendo così il compimento del disegno d’amore di Dio per l’umanità. Particolarmente interessante è la scelta di Dalì di rappresentare la crocifissione in una diversa prospettiva, iscrivendo la croce in un triangolo equilatero e raffigurandolo dallo zenith. In questo modo il volto di Cristo va oltre l’immaginazione tanto da non capire se su quel legno egli sia già spirato o no. In questa invenzione Dalì viene ispirato dalla visione di un disegno del mistico San Giovanni della Croce. Egli, appartenente all’ordine carmelitano, ebbe una visione del crocifisso intorno agli anni 1574 e 1577 e decise di disegnarla per darne una testimonianza che ha attraversato i secoli, legando le storie di tante persone affascinate dall’amore gratuito e fedele di un Dio che si fa uomo e dona la sua vita.

GIOVANNI ALLEVI: IL BACIO
“In un momento come questo, dove ci si nasconde dietro a false ideologie piene d’odio, solo l’amore può salvarci”.  È questo che il bacio di Allevi, vuole trasmettere, il desiderio, il pathos, la passione di voler andare oltre. L’abbandonarsi alla passione della vita, seguendo i suoi ritmi, alternati, un salire e scendere di emozioni che ci rendono vivi.

Sonia, 15 anni, dice che: “Una canzone difficile da interpretare. Ho chiuso gli occhi e tutto si è reso semplice ai miei occhi. Ho provato un grande senso di amore, mi sono sentita abbracciata dalla musica e libera di seguire il suo ritmo e tempo. Ho sentito la passione, in ogni tasto; ogni suono permetteva alla mia anima di vibrare.

OSCAR ROMERO
Nasce il 15 agosto 1917 nella cittadina di Ciudad Barrios, nella Repubblica di El Salvador, della quale venne nominato, nel 1970, ausiliare dell’Arcivescovo e nel 1977 Arcivescovo. In quegli anni è in corso una grave crisi politica del paese, sottoposto a una dittatura militare-oligarchica che provoca per reazione un’opposizione rivoluzionaria. I rapporti fra Stato e Chiesa vanno deteriorandosi. La Chiesa, che difende i diritti umani specie dei contadini poveri, è accusata di attivismo politico. La nomina di Romero avviene sotto il segno dell’emergenza, dopo le dimissioni anticipate del predecessore Mons. Luis Chávez y González, osteggiato dal governo per la sua sensibilità cattolico-sociale. Romero è un uomo moderato, con grande senso della legalità, ed è distante dalla politica. È indignato nel vedere la violenza contro i deboli, lo sfruttamento dei più poveri, il disprezzo della legge stessa da parte delle autorità militari. Si trova dinanzi a uccisioni di preti e catechisti. In questa situazione sente di dover assumere un atteggiamento di fortaleza, come egli stesso la definisce, cioè di fortezza pastorale davanti alla violenza che va investendo i poveri e chi è loro vicino. Individua come causa dei mali del Paese l’ingiustizia sociale, la quale avrebbe voluto porre rimedio non secondo modalità rivoluzionarie, ma con una conversione religiosa dei cuori. I ricchi in particolare avrebbero dovuto compartir, cioè condividere le loro ricchezze. Nei successivi anni Romero diventa la principale figura pubblica del Paese: difende i poveri, chiede giustizia, condanna la violenza.

Si potrebbe dire che Romero fu l’uomo delle beatitudini: consola gli afflitti, ama i poveri, è mite nel rigetto della violenza, cerca la pace, chiede giustizia, è misericordioso nell’offrire a tutti, ricchi inclusi, una via di salvezza. «Soldati, vi supplico, vi prego, vi ordino: non uccidete i vostri fratelli», sono le parole che il 23 marzo del 1980 Romero pronuncia dall’altare della cattedrale di San Salvador; il giorno dopo viene ucciso mentre celebra la Messa nella cappella dell’ospedale per malati terminali, dove alloggiava.

Romero avrebbe potuto salvarsi rinunciando a vivere in El Salvador o rinunciando a essere voce di conversione, di pace, di giustizia; ma egli stesso diceva: “un pastore non se ne va, deve restare sino alla fine con i suoi”.  Un mese prima di essere assassinato aveva scritto nei suoi quaderni spirituali: “Mi costa accettare una morte violenta che in queste circostanze è molto possibile […] devo essere nella disposizione di dare la mia vita per Dio qualunque sia la fine della mia vita. Le circostanze sconosciute si vivranno con la grazia di Dio. Egli ha assistito i martiri e se è necessario lo sentirò molto vicino nell’offrigli l’ultimo respiro. Ma più che il momento di morire vale il dargli tutta la vita e vivere per lui”.  Romero è stato riconosciuto martire in odium fidei e proclamato Santo da Papa Francesco il 14 ottobre 2018.

SUOR NABILA SALEH
Suor Nabila, egiziana di origine, appartiene alla Congregazione delle Rosary Sisters. Dirige da 13 anni la scuola più grande di Gaza che contava 1.250 allievi – dall’asilo alle superiori- quasi tutti musulmani. Purtroppo molti di loro sono morti sotto le bombe dell’assurda guerra tra Israele e territori occupati. Dall’inizio del conflitto suor Nabila, insieme alla sua gente, vive in mezzo all’inferno: sotto bombardamenti incessanti, senza acqua né elettricità, chiamata a prendersi cura delle moltissime famiglie che hanno perso tutto e sono ostaggio del terrore. La Congregazione delle Rosary Sister ha proprio il carisma dell’assistenza sanitaria e caritativa in tutto il mondo arabo.

Guarda il video ABBIAMO CIBO SOLO PER TRE GIORNI

Leggete, in gruppo, la passione di Cristo secondo Marco (Mc 14-15). Non riportiamo il testo completo per questione di spazio

 

PREGHIERA
Signore Gesù, aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo:
la croce delle persone affamate di pane e di amore;
la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti;
la croce delle persone assetate di giustizia e di pace;
la croce delle persone che non hanno il conforto della fede;
la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine;
la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici;
la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza;
la croce dell’umanità che vaga nel buio dell’incertezza e nell’oscurità della cultura del momentaneo;
la croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall’omicida leggerezza e dall’egoismo;
la croce dei consacrati che cercano instancabilmente di portare la Tua luce nel mondo e si sentono rifiutati, derisi e umiliati;
la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore;
la croce dei tuoi figli che, credendo in Te e cercando di vivere secondo la Tua parola, si trovano emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei;
la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante;
la croce della Tua Chiesa che, fedele al Tuo Vangelo, fatica a portare il Tuo amore perfino tra gli stessi battezzati;
la croce della Chiesa, la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall’interno e dall’esterno;
la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidità e dal potere.
Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte. Amen!

FOCUS GIUBILEO: Consulta il Sussidio “Pellegrini di speranza” nella sezione SENSO E CON-SENSO

 

Sposa una causa che ti sta a cuore: è un modo potente per esprimere la tua passione e il tuo impegno. Dedica tempo ed energie a un progetto o a un’iniziativa che rappresenta i tuoi valori e le tue convinzioni. Puoi offrire supporto a un’organizzazione locale, partecipare a campagne di sensibilizzazione o impegnarti in attività di volontariato.

Fai sentire la tua voce: organizza eventi, incontri o raccolte fondi per attirare l’attenzione su un tema che ti appassiona. Condividi le tue esperienze e coinvolgi altre persone nella tua causa, creando una rete di supporto. Ogni piccolo gesto conta e, insieme, possiamo fare la differenza.

Impegnarsi al 100% per qualcuno o qualcosa non solo arricchisce la vita degli altri, ma riempie anche il tuo cuore di soddisfazione e significato. Scegli di essere parte attiva del cambiamento: la tua passione può ispirare e trasformare la realtà che ti circonda.