Terza Giornata di Assisi 24 dedicata al ricordo dei “pellegrini di speranza” che hanno testimoniato il Vangelo fino al sacrificio della vita. Martiri come i giovani sacerdoti uccisi il 27 maggio 1964 ad Uvira, in Congo, dove sono stati beatificati lo scorso 18 agosto: Vittorio Faccin, Luigi Carrara, Giovanni Didonè, religiosi della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere, e padre Albert Joubert, sacerdote congolese, sono stati assassinati in odium fidei nel contesto di tensioni politiche e guerre tribali e della violenza dopo l’indipendenza dal dominio belga. Padre Faustino Turco sx, postulatore dei quattro martiri ha ricordato la loro fedeltà al mandato missionario e l’amore per la terra congolese nei primi anni sessanta, quando il Paese era teatro di disordini alimentate dall’occidente capitalista, da Unione sovietica e Cina. Sessanta anni dopo, la memoria dei quattro sacerdoti uccisi è rimasta viva, come ha sottolineato don Raffaele Coccato di ritorno da un pellegrinaggio delle diocesi di Vicenza, Padova e Bergamo, in occasione della recente beatificazione a Uvira.
Ancora dall’Africa il ricordo di Annalena Tonelli di Maria Assunta Riva, diventata monaca della Piccola Famiglia della Risurrezione col nome di Agata, per molto tempo compagna di missione di Annalena in Somalia: «Eravamo nel deserto, odiate dai nomadi musulmani perché donne, bianche e cristiane, ma la speranza non si è mai spenta per amore dei malati di tubercolosi che curavamo. Non abbiamo mai avuto paura di ammalarci, la nostra gioia era dare ai malati la dignità di persone, sapendo che eravamo tutti come granelli di sabbia nel deserto infinito. Si aveva l’idea della piccolezza e fragilità delle nostre vite.
Annalena ha incarnato questo, riusciva a percepire la bellezza della vita anche difronte a dei ruderi di umanità. Era bella Annalena, con una forza spirituale che veniva da dentro e le permetteva di cogliere il bello ovunque, in mezzo ai fratelli somali».
Marie Dukuze ha parlato delle consorelle saveriane uccise a Kamenge alla periferia di Bujumbura dieci anni fa. Il 7 settembre 2014 suor Olga Raschietti, Lucia, Pulici e Bernadetta Boggian, sono morte, sorprese di notte presso la casa della comunità a Kamenge. «Mi sono trovata nel cuore della tragedia in comunità,- ha detto commossa suor Marie, all’epoca giovanissima -. Questo ricordo mi riporta alla violenza che ha causato la loro morte. Olga faceva tutto con grande umanità, amava la musica, suonava l’organo in Chiesa; Lucia era ostetrica, aiutava la mamme a dare alla luce i loro bambini, metteva tutta se stessa nell’impegno di accompagnare le nascite. Bernadetta si occupava di formazione delle donne: l’africa che ho incontrato mi fatto sentire più vicina a Dio. Dopo la loro morte la comunità di Kamenge è rimasta molto colpita, nella memoria di tutti resta il loro sorriso: in questi anni ci sono state molte vocazioni, il loro sacrificio incoraggia tutte noi missionarie ad essere fedeli e coraggiose».
Don Raffaele Coccato è appena tornato da un pellegrinaggio delle diocesi di Vicenza, Padova e Bergamo di 15 giorni, da Kamenge a partire dalla casa in cui sono state uccise le suore, per poi andare verso Uvira in Congo. Due tragedie unite da un’unica fede nel Vangelo: «Siamo rimasti stupiti dal ricordo della gente 60 anni dopo la tragedia dei quattro saveriani uccisi, la comunità locale li ricorda come martiri della loro terra».
Don Mario Riva, racconta la sua recente visita a padre Aurelio Gazzera OCD, missionario carmelitano originario della Diocesi di Cuneo-Fossano, nominato Vescovo Coadiutore di Bangassou (Repubblica Centrafricana) lo scorso mese di giugno. Padre Gazzera è molto impegnato nella riconciliazione del Paese africano e per questo è stato spesso in situazioni di rischio, ma con la forza e la serenità del Vangelo continua la sua testimonianza tra la gente che soffre da troppi anni violenze e depredazioni..