In ogni numero di “Popoli e Missione”, all’interno dell’Inserto PUM, a firma della nostra collaboratrice Loredana Brigante viene pubblicato un articolo che presenta un Centro missionario diocesano (CMD). Volentieri lo rilanciamo anche sul sito di Missio, certi che possa essere un’occasione di conoscenza vicendevole e uno stimolo di confronto per tutti i Centri missionari delle varie diocesi d’Italia. Questa nuova “Finestra sulle diocesi” accompagna nel Centro missionario diocesano di Reggio Emilia – Guastalla, con l’intervista al neo direttore, don Marco Ferrari.

 

La realtà missionaria reggiana è una grande famiglia dove tutti trovano spazio: a partire dall’équipe formata dal neo direttore, don Marco Ferrari, nominato a luglio 2023, «e da Roberto, Chiara e Andrea, più altri che danno una mano. Fino ad arrivare alla collaborazione con l’ufficio Migrantes, Volontari nel mondo e le Case della Carità».

Anche gli appuntamenti importanti sono gli stessi, come quando in una casa, un mese dopo l’altro, scorrono i compleanni di chi ci è più caro. «Così, non manchiamo mai di celebrare la Giornata Missionaria Mondiale e il mese dell’Ottobre, la Giornata dell’Infanzia Missionaria, la Veglia dei martiri in ascolto dei testimoni e la Quaresima missionaria, durante la quale animiamo la liturgia e preghiamo per tutti i continenti».

L’estate, poi, diventa il tempo delle partenze, con 50-60 giovani che, in piccoli gruppi e a conclusione di un percorso di formazione, raggiungono per un mese le missioni diocesane.

«La Chiesa di Reggio Emilia ha una lunga storia missionaria alle spalle», dice don Marco, anche lui fidei donum a Bahia fino al 2014, per 13 anni. «In Brasile (Amazzonia e Bahia), in India e in Madagascar siamo presenti dagli anni Sessanta, da dopo il Concilio, e abbiamo sacerdoti e religiose, oltre che sorelle e fratelli delle Case della Carità». Albania e Rwanda (quest’ultima con le tre Case Amahoro e un percorso che si sta concludendo) si sono aggiunte negli anni Novanta, rispettivamente dopo la caduta del regime comunista e dopo il genocidio.

«Bisogna rispettare il cammino della Chiesa locale e valorizzare la presenza dei laici, dei piccoli gruppi e del clero straniero», aggiunge il direttore del Centro missionario, che è anche vicario della Caritas.

«A proposito di chi arriva in Italia per motivi di studio o per vivere il suo ministero, il 10 aprile scorso, proprio a Reggio Emilia, si è tenuto un incontro promosso dalla Commissione missionaria regionale e da Migrantes: nell’accompagnarli, viviamo uno scambio di doni».

Rientrando dalla missione, invece, «si fa fatica a replicare l’esperienza vissuta lì, perché non sempre si può fare copia e incolla. Piuttosto, si cerca di portare uno stile diverso».