Nel mese missionario, attraverso l’esortazione apostolica C’est la confiance, papa Francesco vuole ricordarci la figura di santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni. Nata 150 anni fa ad Alençon nella Francia del Nord è stata una donna di fede, di preghiera «sempre alla ricerca di Dio e capace, benchè claustrale, di entrare in comunione con persone lontane» spiega don Valerio Bersano, segretario nazionale della Pontificia Unione del clero-Pum. Sembra quasi un paradosso pensare che questa consacrata, al secolo Marie-Françoise Thérèse Martin (1873-1897), giovanissima claustrale sia stata proclamata nel 1997 Dottore della Chiesa, per la sua capacità di arrivare all’interiorità di generazioni di lettori grazie al suo “Diario di un’anima” pubblicato poco dopo la sua morte. In queste pagine ci ha aperto gli orizzonti di una teologia particolare, quella della “piccola via” o dell’infanzia spirituale” che saputo parlare anche al cuore di molti non credenti.

Don Valerio Bersano

Per comprendere questa sua capacità, dice don Bersano «bisogna fare riferimento ad un episodio accaduto prima del suo ingresso in convento, quando prese a cuore la vicenda di un uomo che aveva ucciso e che per questo era stato condannato al patibolo. Teresa rimase profondamente toccata da questo e pregò fortemente per la conversione di quest’uomo prima di subire la pena capitale, per presentarsi davanti a Dio come un figlio graziato dalla sua misericordia. Da questo episodio scaturisce una attenzione speciale per le persone più lontane, al punto che, nell’ultima parte della sua vita ha vissuto l’esperienza dell’aridità spirituale, dubitando su tutto e su Dio». In quell’esperienza dolorosissima, Teresina capisce di poter essere solidale con tutte le persone lontane del suo (e del nostro) tempo. «Per questo è patrona delle missioni, perché la sua cura per i lontani è davvero mossa da una profonda solidarietà, mettendo in atto la più grande forza che le apparteneva: una profonda fede in Dio, una fiducia vera, la confiance del titolo dell’esortazione di papa Francesco».

Cosa rappresenta per la missione la “piccola via” indicata da santa Teresina? «E’ attualissimo l’atteggiamento spirituale di questa donna – continua don Bersano -, e può essere assunto anche da noi. L’abbandono a Dio: per noi che viviamo in un tempo in cui ci si ascolta poco e si ha sempre fretta di “fare”, possiamo trovare nuovi spazi interiori nella “piccola via”, ma non con un atteggiamento remissivo, ma con animo vivace e attivo nella cura delle relazioni e degli altri».

In questo senso santa Teresina ci offre una speciale angolatura nella lettura dello slogan per la Giornata missionaria mondiale “Cuori ardenti, piedi in cammino”, come dice don Bersano: «La preghiera è cammino che ci avvicina agli altri, che ci spinge ad uscire da noi stessi. L’esortazione apostolica richiama all’adesione al Vangelo in questo modo, amare la Chiesa vuol dire amare i fratelli. La Chiesa non è una istituzione elitaria fuori dal mondo ma si inserisce nella storia dei nostri giorni. Lo slogan della Giornata missionaria mondiale di quest’anno è ispirato al brano evangelico dei discepoli di Emmaus e ci fa capire che la nostra fede deve avere riferimento alla Parola di Dio perché non si perdano fiducia e speranza. Anche Teresina ha vissuto la sua conversione in ascolto del Signore che le ha parlato. E parla ancora oggi nei fatti della Storia e nei fratelli».