“Dona un prete” è stato il titolo dell’incontro organizzato dal Centro Missionario Diocesano di Chieti-Vasto (diretto da monsignor Michele Carlucci, appassionato missionari), svoltosi il 2 giugno scorso presso la Basilica della Madonna dei Miracoli in Casalbordino.
L’obiettivo era quello di celebrare insieme la gioia delle vocazioni sacerdotali, frutto della preghiera e della solidarietà concreta di tanti benefattori della diocesi di Chieti–Vasto attraverso la Pontificia Opera di San Pietro Apostolo (Pospa). All’incontro era presente anche una delegazione della direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, nelle persone di Eleonora Borgia e Lorenzo Nicchiarelli.
La Pontificia Opera di San Pietro Apostolo – che si occupa dell’adozione di seminaristi in terra di missione – è molto ben radicata sul territorio abruzzese, grazie allo stimolo che monsignor Carlucci diffonde tra i fedeli e soprattutto grazie alle numerose delegate parrocchiali che collaborano all’iniziativa. Attraverso l’incontro con i compaesani, le delegate sprigionano tutto il loro spirito missionario nel coinvolgere sempre più persone nell’adozione missionaria.
Permettere ad un giovane di studiare e diventare sacerdote significa assicurare l’Eucarestia alla comunità che sarà chiamato a servire; significa contribuire a far crescere uomini ben formati e coscienti di un futuro migliore, soprattutto per i Paesi da cui provengono, spesso poveri e socialmente disgregati.
Le delegate di Chieti-Vasto, come di tante altre realtà in Italia e nel mondo, ce la mettono tutta per questo nobile scopo. Il loro operato, fatto di volontariato e tanta dedizione, si rifà a quello delle “riparatrici” che la beata Pauline Jaricot – fondatrice della Pontificia Opera della Propagazione della Fede – nella Francia del 1800 aveva messo insieme con gli obiettivi di pregare e di raccogliere offerte per i missionari sparsi nel mondo. Ma le delegate che animano alla missione le varie diocesi si rifanno anche alla figura di Jeanne Bigard – fondatrice dell’Opera di San Pietro Apostolo – che, in seguito alle notizie giunte dai missionari francesi in Estremo Oriente, decise di impegnarsi per sostenere i giovani che volevano diventare sacerdoti fornendo loro denari e paramenti liturgici.
Dal 1800 l’Opera di queste donne continua ancora e i frutti sono numerosi e molto buoni. Il culmine dell’incontro di Casalbordino è stato proprio la testimonianza tangibile di don Jean Paul Maniriho, proveniente dal Rwanda, e di don Farhan Irshad del Pakistan: due giovani che oggi sono preti grazie anche al sostegno economico e spirituale di benefattori italiani attraverso la Pospa.
In particolare don Farhan, proprio nell’incontro del 2 giugno a Casalbordino, ha potuto abbracciare di persona la signora che, insieme alla sua cara mamma, gli ha permesso, 10 anni fa, di diventare sacerdote. Don Farhan si trova a Roma in questi anni per studiare diritto canonico ma il suo obiettivo è tornare presto in Pakistan per contribuire alla crescita di una Chiesa locale più forte di fronte alle difficoltà che ogni giorno la mettono a dura prova.
Don Jean Paul, che sta conseguendo la licenza in Liturgia, invece è stato sostenuto da una parrocchia della diocesi di Macerata.
Oggi la Pospa è diffusa in tutto il mondo e sostiene 771 Seminari, la maggior parte dei quali si trova in Africa (seguono poi Asia, America, Oceania). Vi studiano 74.482 seminaristi in totale. L’Italia, in particolare, sostiene numerosi Seminari in Africa e in Asia.
L’incontro di Casalbordino è stato l’esempio che il bene provoca solo altro bene, per contagio. Le persone presenti sono tornate a casa con ancor più entusiasmo nel far sì che anche altri, anche solo tramite un volantino, collaborino affinché la Buona Novella del Vangelo raggiunga gli estremi confini del mondo.