Non possono ardere i cuori e non può esserci cammino che conduce in porto, se nel modello di educatore mancano gli elementi che caratterizzano il profeta e se nella relazione educativa mancano gli elementi indispensabili per un percorso di crescita. Se ne è discusso quest’oggi – sabato 4 marzo – al Convegno nazionale Missio Ragazzi in corso a Roma fino a domani, dal titolo “Cuori ardenti, piedi in cammino”.
Il programma del secondo giorno prevedeva il coinvolgimento di rappresentanti dell’Azione Cattolica Ragazzi (Acr) e dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci), due delle realtà associative ecclesiali più attive nell’educazione dei bambini e degli adolescenti.
Valorizzando lo specifico dei singoli relatori, a Maurizio Tibaldi, vice responsabile nazionale di Acr, è stata affidata la riflessione teologica su “Cuori ardenti” prendendo spunto dal versetto evangelico: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?» (cfr Lc 24,32). A Mattia Modesti, formatore nazionale di Agesci, è stata affidata la riflessione su “Piedi in cammino”, riprendendo il versetto biblico: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!» (cfr Is 52,7), vista anche la centralità della “Strada” nel metodo educativo scout.
Entrambi hanno lanciato stimoli ai convegnisti, tutti animatori di ragazzi, alcuni in ambito parrocchiale, altri in associazioni o contesti diversi, ma tutti educatori alla fede che si rispecchiano nell’esperienza dei discepoli di Emmaus, icona biblica al centro dei contenuti del Convegno in corso.
I due fuggitivi «sono persone nelle quali è facile riconoscersi come educatori, non appena ci confrontiamo con le difficoltà concrete e quotidiane della realtà educativa», ha affermato Tibaldi, ricordando la delusione dei discepoli nel loro allontanarsi da Gerusalemme.
Ma per i cristiani ascoltare le vite di chi incontrano è la cosa più importante: d’altronde, non si è cristiani da soli né si è cristiani per sé stessi. «E anche le vite dei ragazzi che incontriamo sono vite che parlano, ben al di là dell’idea che a priori ci siamo fatti di loro». Lo si sperimenta anche solo pensando alle vite totalmente diverse che vivono i bambini a seconda del luogo in cui sono nati: basta confrontare un ragazzino europeo con uno africano, per esempio.
L’importante, però, per l’educatore, è saper leggere queste vite e farlo con le caratteristiche di un “profeta”, ovvero: saper ascoltare i segni dei tempi; aiutare i ragazzi a vivere alla luce della Parola; incarnare uno stile di vita che rende testimonianza di ciò in cui crede.
L’educatore “profeta” deve inoltre essere equipaggiato di pazienza e speranza, intesa non «come ottimismo di credere che le cose andranno meglio, ma come fiducia nella Parola di Dio, che si è già pronunciata».
Mattia Modesti, da formatore scout, ha analizzato la direzione sulla quale camminare per tenere acceso il cuore dei propri ragazzi. «La direzione – ha sottolineato con forza – è il primo annuncio, che significa accompagnare bambini e adolescenti a scoprire Cristo, cioè l’amicizia con Gesù e l’amore fraterno. Camminare insieme, quindi, significa camminare in tre: io, Gesù e il fratello».
Ma nella relazione educativa – è emerso dai convegnisti – non c’è cammino senza alcuni elementi che caratterizzano un percorso di crescita: ascolto, conoscenza, accoglienza, fiducia, disponibilità, fede, empatia, gioia, confronto, equilibrio.
Alla luce di questo, Modesti ha fornito degli «indicatori di verifica» perché ognuno possa analizzare i cammini di crescita che mette in atto con i propri ragazzi: «La dimensione della gratuità, che permette all’educatore di spendersi e donarsi; la dimensione dell’alterità; la dimensione della custodia, che permette all’educatore di scoprirsi custode e accompagnatore dell’altro, ben oltre la “logica del possesso”; la dimensione narrativa, che permette di sentirsi parte della Storia della salvezza; la dimensione della creatività, indispensabile per generare un cambiamento, processo fondamentale nel cammino educativo».