Con l’inizio di dicembre, l’Itinerario formativo per l’anno pastorale 2022/2023 – ideato da Missio Giovani e a disposizione di gruppi, pastorali giovanili diocesane, animatori missionari, giovani che hanno la missione nel cuore – propone un nuovo tema: il land grabbing.
Alle ore 21 di oggi – mercoledì 30 novembre – un webinar approfondirà il topic: sulla piattaforma Zoom, Ilaria De Bonis, giornalista di Popoli e Missione, avrà come ospite Parmelo Saitoti, attivista Masai ed esponente di una onlus che si batte per i diritti della terra in Tanzania. Insieme affronteranno la questione della costruzione del più grande oleodotto interrato al mondo, l’Eacop, in fase di realizzazione proprio nel Paese africano.
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Di seguito, ecco la presentazione del tema dell’Itinerario formativo 2022/2023 per il mese di dicembre, a cura di Giovanni Rocca, segretario nazionale di Missio Giovani.
Le festività natalizie sono il momento dell’anno in cui ci si riunisce in famiglia per celebrare il dono della vita e l’affetto per i propri cari. La mattina del 25 dicembre le urla e le risate di gioia dei bambini echeggeranno nei quartieri, segno che anche questo Natale si aspettano di trovare sotto l’albero i tradizionali pacchetti con i doni da scartare.
Ma se l’albero, l’abete, fosse stato strappato via insieme ad altre centinaia di tronchi? Se l’intera foresta da cui proviene non esistesse più? E se anche il camino, la casa, il vialetto innevato venissero sbancati da un caterpillar dall’aria poco festosa?
È ciò che accade sistemicamente ogni giorno in tutto il globo, maggiormente in Perù, Brasile, Indonesia, Papua Nuova Guinea e Ucraina: imprese operanti in svariati settori, da quello energetico a quello alimentare si accaparrano la terra dal proprietario, sia esso un singolo o una comunità, pubblico o privato, per trarne profitti economici di entità incommensurabile. Le popolazioni locali sono spesso costrette o convinte con un risarcimento migliaia di volte inferiore al valore di stima a lasciare le proprie abitazioni per finire in strada con in tasca 50 dollari e un’itera famiglia da sfamare per giunta senza un tetto sulla testa.
Il fenomeno è comunemente chiamato land grabbing, letteralmente: arraffare la terra.
Anche l’Italia è implicata in questo processo. Sono numerose, infatti, le aziende italiane che hanno stipulato contratti in diversi Paesi: Romania, Etiopia, Kenya, Tanzania, Mozambico, Madagascar, Gabon, Nigeria, Benin, Ghana, Liberia, Senegal.
Le operazioni globali di land grabbing negli ultimi 20 anni interessano 91,7 milioni di ettari di terre accaparrate; per dare un’idea, la superficie dell’Italia è all’incirca 30 milioni di ettari.
Il 40% delle terre occupate era costituito da aree considerate hotspot di biodiversità a livello mondiale: intere specie faunistiche e floreali hanno cessato di esistere fuori dal loro habitat. Questo poiché gli accaparramenti di terra prendono di mira i beni comuni o i cosiddetti “terreni pubblici” in misura significativa. Allo stesso tempo, milioni di esseri umani hanno perduto casa, terreni coltivabili, pascoli, aree di caccia e vagano costretti alla miseria. Tutti i report confermano che l’impatto peggiore è quello sui mezzi di sussistenza delle popolazioni più povere e nelle aree più disastrate del pianeta.
A questo tema è dedicata l’animazione di Missio Giovani per tutto il mese di dicembre, con schede interattive, contenuti social, attività sul territorio e un webinar dedicato.
Qui la sezione dell’Itinerario formativo 2022/2023 di Missio Giovani.