“Arraffa terra” sono le due parole che spiegano benissimo il concetto di land grabbing: rubare la terra a chi ne è proprietario, sia esso un singolo o una comunità, per trarne profitti economici di grande entità, in particolare perché a compiere questi “arraffamenti” sono soprattutto le grandi aziende multinazionali.
Le popolazioni locali sono costrette a lasciare le proprie “case”; i terreni vengono destinati, il più delle volte, a monocolture intensive e quindi a impoverimento delle materie prime che li costituiscono.
Anche l’Italia è implicata in questo processo. Sono numerose infatti le aziende italiane che hanno stipulato contratti in vari Stati: Romania, Etiopia, Kenya, Tanzania, Mozambico, Madagascar, Gabon, Nigeria, Benin, Ghana, Liberia, Senegal. Sicuramente questo sistema migliorerà l’economia di qualcuno: ma l’etica a che posto finisce?
Disponibile QUI la trascrizione del webinar
Dal Report I padroni della terra 2022 di FOCSIV:
I dati consultati a marzo 2022 relativi a tutte le operazioni di land-grabbing, in tutti i settori, assommano a 91,7 MLN di ettari di terre accaparrate negli ultimi 20 anni.
I 5 maggiori Paesi investitori sono Canada (10,8 milioni di ettari), Stati Uniti (8,8), Svizzera (8,8), Giappone (7,9) e Regno Unito (6,1); i 5 principali Paesi target sono Perù (16,2), Brasile (5,2), Indonesia (3,6), Papua Nuova Guinea (3,3) e Ucraina (3,3).
Il Brasile è obiettivo di accaparramenti esteri ma anche investitore sul suo territorio. Così anche la Russia con 26,4 MLN di ettari accaparrati, per la grande parte da imprese dello stesso Paese.
Sono 13 MLN, su 33, gli ettari accaparrati a fini speculativi. Terreni rimasti inutilizzati a causa di contrasti istituzionali, con le comunità locali o per investimenti fallimentari. Solo il 15% degli investimenti si basa sul consenso delle comunità locali.
Gli impatti
Le LSLA (Large Scale Land Acquisitions) spesso coinvolgono habitat naturali, determinando cambiamenti ambientali e spostamento di popolazioni. Il solo cambiamento d’uso del suolo determina danni gravi alla perdita della biodiversità: il 39% delle LSLA intervengono in aree considerate hotspot di biodiversità a livello mondiale, il 13% in habitat specificatamente considerati critici, e in generale l’87% interviene in aree a biodiversità comunque medio-alta. Leggi Land grabbing: le minacce sull’ecosistema
Le LSLA prendono di mira i beni comuni o i cosiddetti “terreni pubblici” in misura significativa.
La perdita di terra ha un grave impatto negativo sui mezzi di sussistenza per le popolazioni più povere, portando a una perdita di produzione agricola e quindi a una riduzione della sicurezza alimentare e di risorse produttive come il bestiame.
Il rapporto FOCSIV evidenzia come il land-grabbing sia causa anche di perdita di lavoro e conflitti.
Banche pubbliche di sviluppo
Il Report si focalizza poi sulle banche pubbliche di sviluppo nel finanziamento degli investimenti di multinazionali.
“Si tratta di investimenti invisi e contrastati dalla popolazione locale in cui le banche pubbliche di sviluppo hanno prima finanziato le operazioni, per poi, in alcuni casi, ritirarsi, senza assumersi alcuna responsabilità rispetto alla violazione di diritti delle comunità locali.”
Molte sono state le accuse di gravi violazioni, dirette e indirette, dei diritti umani civili, politici, economici, sociali e culturali mosse dalle comunità locali a Feronia Inc. in Sierra Leone, tra le altre: omicidi ai danni di alcuni residenti, intimidazioni, arresti arbitrari e detenzioni senza processo, violazioni del diritto al cibo, violazione del diritto a un ambiente sano, violazione del diritto alla terra e al consenso libero, preventivo e informato. Leggi il caso della Sierra Leone e della RDC.
Mozambico: gli “arraffa terre” crescono. Storie di land grabbing
Da 79 a 92 milioni di ettari in 2 anni: il land grabbing non conosce ostacoli
In piedi contro il land grabbing
Se ogni 10 secondi – deforestazione dell’Amazzonia
Dal Libro del Levitico (Le 25, 23-28)
Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e inquilini. Perciò, in tutto il paese che avrete in possesso, concederete il diritto di riscatto per quanto riguarda il suolo. Se il tuo fratello, divenuto povero, vende una parte della sua proprietà, colui che ha il diritto di riscatto, cioè il suo parente più stretto, verrà e riscatterà ciò che il fratello ha venduto. Se uno non ha chi possa fare il riscatto, ma giunge a procurarsi da sé la somma necessaria al riscatto, conterà le annate passate dopo la vendita, restituirà al compratore il valore degli anni che ancora rimangono e rientrerà così in possesso del suo patrimonio. Ma se non trova da sé la somma sufficiente a rimborsarlo, ciò che ha venduto rimarrà in mano al compratore fino all’anno del giubileo; al giubileo il compratore uscirà e l’altro rientrerà in possesso del suo patrimonio.
Udienza generale
PAPA FRANCESCO – Mercoledì, 10 febbraio 2016: Il Giubileo nella Bibbia. Giustizia e condivisione
[…] Ogni 50 anni, «nel giorno dell’espiazione» (Lv 25,9), quando la misericordia del Signore veniva invocata su tutto il popolo, il suono del corno annunciava un grande evento di liberazione. Leggiamo infatti nel libro del Levitico: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia […] Secondo queste disposizioni, se qualcuno era stato costretto a vendere la sua terra o la sua casa, nel giubileo poteva rientrarne in possesso; e se qualcuno aveva contratto debiti e, impossibilitato a pagarli, fosse stato costretto a mettersi al servizio del creditore, poteva tornarsene libero alla sua famiglia e riavere tutte le proprietà.
Era una specie di “condono generale”, con cui si permetteva a tutti di tornare nella situazione originaria, con la cancellazione di ogni debito, la restituzione della terra, e la possibilità di godere di nuovo della libertà propria dei membri del popolo di Dio. Un popolo “santo”, dove prescrizioni come quella del giubileo servivano a combattere la povertà e la disuguaglianza, garantendo una vita dignitosa per tutti e un’equa distribuzione della terra su cui abitare e da cui trarre sostentamento. L’idea centrale è che la terra appartiene originariamente a Dio ed è stata affidata agli uomini (cfr Gen 1,28-29), e perciò nessuno può arrogarsene il possesso esclusivo, creando situazioni di disuguaglianza. Questo, oggi, possiamo pensarlo e ripensarlo; ognuno nel suo cuore pensi se ha troppe cose. Ma perché non lasciare a quelli che non hanno niente? Il dieci per cento, il cinquanta per cento… Io dico: che lo Spirito Santo ispiri ognuno di voi.
Laudato Si’
Lettera enciclica del Santo Padre Francesco sulla cura della Casa comune
93. Oggi, credenti e non credenti sono d’accordo sul fatto che la terra è essenzialmente una eredità comune, i cui frutti devono andare a beneficio di tutti. Per i credenti questo diventa una questione di fedeltà al Creatore, perché Dio ha creato il mondo per tutti. Di conseguenza, ogni approccio ecologico deve integrare una prospettiva sociale che tenga conto dei diritti fondamentali dei più svantaggiati. Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una “regola d’oro” del comportamento sociale, e il «primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale». La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata. San Giovanni Paolo II ha ricordato con molta enfasi questa dottrina, dicendo che «Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno». Sono parole pregnanti e forti. Ha rimarcato che «non sarebbe veramente degno dell’uomo un tipo di sviluppo che non rispettasse e non promuovesse i diritti umani, personali e sociali, economici e politici, inclusi i diritti delle Nazioni e dei popoli». Con grande chiarezza ha spiegato che «la Chiesa difende sì il legittimo diritto alla proprietà privata, ma insegna anche con non minor chiarezza che su ogni proprietà privata grava sempre un’ipoteca sociale, perché i beni servano alla destinazione generale che Dio ha loro dato». Pertanto afferma che «non è secondo il disegno di Dio gestire questo dono in modo tale che i suoi benefici siano a vantaggio soltanto di alcuni pochi». Questo mette seriamente in discussione le abitudini ingiuste di una parte dell’umanità.
Preghiera
Dio Onnipotente,
che sei presente in tutto l’universo e nella più piccola delle tue creature,
Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste,
riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza.
Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno.
O Dio dei poveri, aiutaci a riscattare gli abbandonati
e i dimenticati di questa terra che tanto valgono ai tuoi occhi.
Risana la nostra vita, affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo,
affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione.
Tocca i cuori di quanti cercano solo vantaggi a spese dei poveri e della terra.
Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore,
a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature
nel nostro cammino verso la tua luce infinita.
Grazie perché sei con noi tutti i giorni.
Sostienici, per favore, nella nostra lotta per la giustizia, l’amore e la pace.
(Papa Francesco)
Alzati! Attraverso il web scopri quali aziende operano land grabbing nel mondo e scegli di non contribuire allo sfruttamento non acquistando i loro prodotti. Questo metodo di protesta ha già prodotto in passato la rivalutazione degli stipendi in multinazionali che producono in Paesi dove la manodopera ha un costo molto basso.
FOCSIV per il land grabbing
SLOWFOOD: Tutti contro il land grabbing
OXFAM: Cos’è il land grabbing: uno scandalo in continua crescita