I 160 partecipanti giunti nel pomeriggio di oggi – mercoledì 26 febbraio 2025 – nel Seminario arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria per la 68esima edizione del Convegno missionario nazionale dei seminaristi, hanno avuto modo di riflettere sul tema “Un banchetto per tutte le genti”, titolo dell’evento e slogan della Giornata Missionaria Mondiale (GMM) dell’ottobre scorso. L’esplicito riferimento è alla parabola del Vangelo di Matteo, al capitolo 22, come ben spiegato nel messaggio di papa Francesco per l’Ottobre missionario 2024.

Dopo i saluti e l’introduzione di don Valerio Bersano, segretario nazionale di Missio Consacrati, settore della Fondazione Missio che ha organizzato l’evento, ad approfondire il tema è stato monsignor Giuseppe Alberti, vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, già fidei donum in Ecuador della diocesi di Padova.

Della sua esperienza missionaria ha parlato con entusiasmo definendola «un’esperienza a tutto tondo che ricordo con riconoscenza, come parte integrante del mio bagaglio umano e di presbitero. Non è stata un merito, ma una grazia».

Un’esperienza di gioia, che richiama la dimensione universalistica del banchetto (in riferimento al titolo del convegno: “Un banchetto per tutte le genti”), metafora di festa, relazioni umane, sovrabbondanza.

 

L’universalità dell’annuncio

«Il banchetto nuziale (al quale la parabola evangelica fa riferimento, ndr) è espressione della relazione con Dio che richiede alleanza, fedeltà, dono di sé, amore», ha sottolineato monsignor Alberti.

E nell’attualità del cambio epocale dei tempi di oggi, è richiesto un nuovo cambiamento ecclesiale, una risposta generosa di fronte ad un invito pressante: uscite!

D’altronde, «la dimensione missionaria non è un di più, non è un’aggiunta non essenziale ad una vocazione presbiterale che di per sé sarebbe altro. La missione – ha affermato il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi – è un ambito che dà futuro alla Chiesa».

Nella sua relazione, monsignor Alberti ha quindi illustrato quali sono le modalità da attuare per una conversione pastorale in senso missionario. Tra queste: il mettersi in ascolto della Parola di Dio ma anche della storia, di ciò che succede intorno a noi; avere sempre uno sguardo di benevolenza verso l’altro; partire dal vissuto, cioè prendere atto di ciò che è reale, non di ciò che vorremmo fosse ideale; tenere uno stile di testimonianza, perché è fondamentale saper raccontare la propria fede, il proprio incontro con Cristo; avere una predisposizione alla multiculturalità.

 

Testimoni di carità, via di evangelizzazione

La giornata di oggi è stata arricchita da tre testimoni della Chiesa reggina: don Nino Pangallo, rettore del Seminario arcivescovile di Reggio Calabria fino a pochi mesi fa ed ex responsabile della Caritas diocesana, attualmente parroco del Santuario San Paolo alla Rotonda; don Nino Russo, sacerdote della diocesi di Reggio Calabria-Bova, vicedirettore della Caritas diocesana; Bruna Mangiola, sposa e madre, molto attiva dal 2013 al porto di Reggio nell’accoglienza di migliaia di migranti.

Tutti e tre hanno raccontato la propria esperienza di missione e annuncio tra gli ultimi, i poveri, i migranti, sottolineando come sia bello e importante “invitare tutti al banchetto dell’umanità” e spronando i seminaristi a non tenere per sé la ricchezza della fede e la gioia del Vangelo che tanto invita a coinvolgere tutti.

Don Nino Pangallo ha messo in guardia i presenti dal rischio di vivere la carità come “assistenti sociali”, invitando a «capire come la carità può essere una via di umanizzazione, una via di evangelizzazione e una via vocazionale».

Bruna Mangiola ha ricordato che i «fratelli e le sorelle migranti che approdano al porto, nella loro disperazione, sono una preziosa speranza di umanità» e ha descritto com’è nato il Coordinamento diocesano sbarchi, una rete di associazioni di cui lei stessa è parte attiva, che dal 2013 non solo si rende presente ad ogni sbarco, ma è anche una realtà che offre ai fratelli e sorelle migranti il calore umano, le cure, i sorrisi, gli abbracci smarriti.

Don Nino Russo ha raccontato della sua singolare esperienza formativa nel Seminario del Madagascar prima dell’ordinazione sacerdotale. Oggi sono molti i seminaristi dei Paesi delle giovani Chiese sorelle che vengono a studiare in Italia; 20 anni fa lui fece l’esperienza in senso inverso. E quest’esperienza, come poi quella di fidei donum in Belgio, ha avuto il coraggio di farle perché «ho amato la Chiesa, e tuttora la amo, con i suoi tentennamenti, le sue difficoltà. Ma la fiducia nella Chiesa mi ha fatto vincere tutte le paure e mi ha fatto comprendere che la logica di Dio supera tutti i nostri schemi».

 

In ascolto dei migranti

Con questi stimoli i partecipanti al convegno si apprestano a vivere la seconda giornata dell’evento, in ascolto delle varie realtà ecclesiali impegnate con l’accoglienza dei migranti a Messina. Per domani è infatti in programma la trasferta al di là dello Stretto per andare ad incontrare i rappresentanti degli uffici Migrantes e le cappellanie etniche cattoliche presenti nella città.